Draghi e le rinnovabili: il meccanismo di stabilizzazione che protegge le bollette degli italiani
L’eredità delle politiche energetiche avviate durante il governo Draghi continua a proteggere le bollette degli italiani, grazie al decreto FerX transitorio approvato nel febbraio 2025. Questo provvedimento strategico, basato su un sistema di contratti per differenza (CfD), rappresenta oggi uno strumento efficace per stabilizzare i prezzi dell’energia e tutelare consumatori e imprese dalle fluttuazioni del mercato energetico, garantendo un futuro più sostenibile per il sistema elettrico nazionale.
Il “tetto alle rinnovabili”: un’assicurazione energetica per famiglie e imprese
Il cuore del decreto FerX è il meccanismo dei contratti per differenza, che funziona come una polizza assicurativa tra Stato e produttori di energia rinnovabile. Lo Stato garantisce ai produttori un prezzo fisso per l’energia generata per un periodo fino a 20 anni. Quando i prezzi di mercato superano questa soglia, i produttori restituiscono la differenza ai consumatori; quando scendono, lo Stato compensa i produttori.
Con 9,7 miliardi di euro di incentivi, il decreto mira a sostenere 14,65 GW di nuova capacità rinnovabile entro il 2025. Le tariffe incentivanti sono differenziate: 85 €/MWh per il fotovoltaico, 80 €/MWh per l’eolico e 110 €/MWh per l’idroelettrico.
Secondo QualEnergia, questa misura potrebbe stabilizzare i prezzi su circa 20 miliardi di kilowattora annui, generando un risparmio complessivo stimato in 2 miliardi di euro per il sistema energetico italiano. Il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) agisce come intermediario, garantendo la liquidità degli investimenti.
La forza di questo meccanismo risiede nella stabilità a lungo termine. Le aziende produttrici possono pianificare investimenti conoscendo con certezza i loro ricavi futuri, mentre famiglie e imprese risultano protette dalle impennate dei prezzi energetici.
Come evidenziato dall’economista Carlo Stagnaro su Quotidiano Energia, “il costo iniziale per lo Stato si trasforma in risparmio quando i prezzi di mercato superano il tetto concordato, come abbiamo visto più volte negli ultimi tre anni”.
Sbloccare il potenziale rinnovabile: la battaglia contro la burocrazia
La diffusione delle energie rinnovabili in Italia è stata storicamente frenata dall’eccesso di burocrazia. Durante il suo mandato, l’ex premier Draghi aveva espresso chiara frustrazione per i ritardi amministrativi che bloccavano sistematicamente i progetti di energia pulita.
I dati Terna confermano questa preoccupazione: progetti per 62.284 MW di energia rinnovabile restano bloccati in attesa di autorizzazioni. Per raggiungere gli obiettivi climatici 2030, molti di questi impianti dovrebbero essere già operativi.
Il decreto Milleproroghe 2025 ha tentato di affrontare il problema, riducendo le distanze minime a 3 km per i parchi eolici (dai precedenti 7 km) e a 500 metri per gli impianti fotovoltaici (da 1 km). Un progresso importante, seppur permangano ostacoli significativi.
Un caso emblematico è la Sardegna, dove il 99% del territorio è stato dichiarato inidoneo per nuovi impianti eolici dalla giunta regionale, contraddicendo gli obiettivi nazionali che prevedono 10 GW di nuovo fotovoltaico e 4 GW di eolico entro il 2025.
Le statistiche mostrano che il 45% dei ritardi autorizzativi deriva da conflitti sulla destinazione d’uso del suolo, evidenziando la necessità di un coordinamento più efficace tra amministrazioni centrali e locali.
Il modello italiano: un faro per la politica energetica europea
I primi mesi di applicazione del decreto mostrano risultati promettenti: riduzione del 18% della volatilità dei prezzi orari sul mercato giornaliero e aumento del 22% degli investimenti in sistemi di accumulo abbinati a impianti rinnovabili. Permangono tuttavia criticità nell’integrazione di 10 GW di nuova capacità nella rete di trasmissione, che richiede ulteriori investimenti infrastrutturali.
L’approccio italiano sta influenzando il dibattito energetico europeo, in particolare sulla revisione del mercato elettrico. La Commissione UE ha incluso i contratti per differenza tra gli strumenti chiave per raggiungere gli obiettivi del piano REPowerEU, riconoscendo l’efficacia della strategia italiana.
Il “Draghi Report”, commissionato dalla Commissione Europea, ha rafforzato questa direzione, proponendo di sbloccare 300 miliardi di investimenti in tecnologie green utilizzando proprio il sistema dei contratti per differenza sperimentato in Italia.
Anche la Germania, tradizionalmente all’avanguardia nelle politiche energetiche, sta considerando l’implementazione di un sistema analogo per accelerare la propria transizione verde.
Tuttavia, persistono divergenze tra i paesi membri sull’applicazione del price cap al gas naturale, con l’Italia che sostiene un approccio regionale differenziato basato sulle specifiche condizioni dei diversi mercati nazionali.
Rinnovabili e bollette: benefici concreti per consumatori e imprese
Per i consumatori italiani, il “tetto alle rinnovabili” si traduce in bollette più stabili e prevedibili. I primi effetti si osservano già con la riduzione della volatilità dei prezzi, ma i benefici maggiori arriveranno nel medio-lungo periodo.
Secondo le stime del GSE, a pieno regime il sistema potrebbe determinare una riduzione media dell’8-10% sui costi energetici per le piccole e medie imprese, particolarmente vulnerabili alle oscillazioni dei prezzi energetici.
Per le famiglie, l’impatto si attesterà tra il 3% e il 5% di riduzione della componente energia nella bolletta elettrica, un risparmio significativo considerando l’attuale contesto di pressione inflazionistica.
Questi benefici dipenderanno dalla capacità del sistema di attrarre investimenti nelle rinnovabili e dalla velocità con cui verranno superati gli ostacoli autorizzativi che ancora rallentano la transizione energetica.
Sfide future: accelerare per centrare gli obiettivi 2030
- Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima prevede l’installazione di 70 GW di nuove rinnovabili entro il 2030
- L’attuale ritmo di circa 7 GW all’anno risulta insufficiente per centrare questo obiettivo
- È necessario estendere il meccanismo dei contratti per differenza anche agli impianti di accumulo energetico
- Occorre armonizzare le procedure autorizzative a livello regionale per eliminare disparità che creano incertezza
- Il bilanciamento tra tutela del paesaggio e necessità energetiche richiede un approccio più pragmatico
L’eredità Draghi: un modello di politica energetica per il futuro
Il “tetto alle rinnovabili” voluto da Draghi rappresenta un esempio di politica energetica pragmatica e lungimirante, che bilancia transizione ecologica e protezione economica di famiglie e imprese. In un contesto di volatilità dei mercati energetici globali, disporre di strumenti di stabilizzazione diventa essenziale.
La vera innovazione di questo approccio non è tanto tecnologica quanto strutturale: un sistema che allinea gli interessi di produttori, consumatori e Stato in una visione a lungo termine della politica energetica nazionale.
Se l’Italia manterrà questa rotta, affrontando con determinazione le sfide ancora aperte, il “modello Draghi” potrebbe rappresentare non solo un riparo temporaneo dalle tempeste dei mercati energetici, ma un vero faro per guidare la complessa transizione verso un sistema più sostenibile, stabile ed economicamente vantaggioso per tutti gli italiani.
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