“Non voglio essere sepolto in Vaticano”: la decisione sorprendente di Papa Francesco che nessuno si aspettava

La Scelta Inattesa: Perché Papa Francesco ha scelto Santa Maria Maggiore come luogo di riposo eterno

In un gesto che ha sorpreso fedeli e osservatori di tutto il mondo, Papa Francesco ha scelto la Basilica di Santa Maria Maggiore come luogo della sua sepoltura, rompendo con la tradizione delle Grotte Vaticane. Questa decisione, comunicata dal Pontefice e rispettata dopo la sua scomparsa il 21 aprile 2025, riflette non solo il profondo legame spirituale con l’icona della Salus Populi Romani, ma rappresenta anche un simbolo potente della sua visione ecclesiale mariana e del suo impegno per una Chiesa più vicina al popolo di Dio.

Tradizione e innovazione nella sepoltura papale

Sebbene la Basilica di San Pietro ospiti circa 90 papi, la scelta di Francesco non è priva di precedenti storici. Santa Maria Maggiore custodisce già le spoglie di cinque pontefici: Pio V, Sisto V, Clemente XIII, Paolo V e Clemente IX. Altre eccezioni significative includono Gregorio XII sepolto a Recanati nel 1415 e Benedetto XIII che trovò riposo nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva nel 1730.

Il Professor Alberto Melloni, storico della Chiesa presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, sottolinea: “La scelta di Francesco si inserisce in una tradizione di eccezioni significative che riflettono la personalità e la spiritualità dei diversi pontefici. Non rappresenta una rottura clamorosa, ma evidenzia aspetti specifici del suo ministero petrino.”

La Salus Populi Romani: cuore della devozione mariana di Bergoglio

Il legame di Francesco con Santa Maria Maggiore è profondamente radicato nella sua venerazione per l’icona della Salus Populi Romani, custodita nella basilica dal 1611. Questa immagine mariana, punto di riferimento della devozione romana durante epidemie e calamità, ha accompagnato il pontificato di Bergoglio fin dalla notte della sua elezione, quando si recò in preghiera nella basilica prima ancora di presentarsi al mondo.

Durante gli anni del suo pontificato, Francesco ha mantenuto l’abitudine di visitare l’icona prima e dopo ogni viaggio apostolico, una pratica che ha assunto particolare significato durante la pandemia di COVID-19, quando pregò davanti all’immagine per la fine dell’emergenza sanitaria mondiale.

L’antropologa Maria Immacolata Macioti osserva: “La devozione di Francesco per la Salus Populi Romani riflette il suo legame con la pietà popolare latinoamericana, dove le immagini mariane occupano un posto centrale. Non si tratta solo di devozione personale, ma di un ponte tra culture e tradizioni religiose diverse.”

Santa Maria Maggiore come simbolo teologico del pontificato

La basilica rappresenta un importante crocevia della storia ecclesiastica e custodisce elementi simbolici che risuonano con i temi centrali del magistero di Francesco. I frammenti della mangiatoia dove, secondo la tradizione, fu deposto Gesù bambino, richiamano l’attenzione del Pontefice per la centralità dell’incarnazione e la sua predilezione per la spiritualità del presepe, testimoniata dalla lettera apostolica “Admirabile signum” del 2019.

Nota anche come “Basilica ad Nives” per la leggenda della nevicata estiva che ne determinò la costruzione nel IV secolo, Santa Maria Maggiore evoca l’intervento diretto della Vergine nella storia della Chiesa, tema centrale nella teologia mariana di Bergoglio.

La presenza nella basilica della tomba di Paolo V, pontefice legato alle prime fasi della controversia galileiana, assume un significato particolare alla luce degli sforzi di Francesco per la riconciliazione tra fede e scienza, evidenziando la sua visione di una Chiesa capace di dialogare con il mondo contemporaneo.

Essenzialità e devozione popolare: lo stile inconfondibile di Francesco

La scelta di riposare nella basilica mariana si allinea perfettamente con lo stile pastorale di Francesco, caratterizzato dalla ricerca di essenzialità e dall’attenzione verso forme di devozione radicate nella tradizione popolare. Come osserva la sociologa Chiara Giaccardi: “Francesco ha sempre cercato di riportare la Chiesa a una dimensione più vicina al popolo, privilegiando i gesti simbolici diretti rispetto alle manifestazioni di potere temporale.”

Questa coerenza si riflette anche nelle disposizioni per una cerimonia funebre semplice e una tomba sobria, in linea con chi ha sempre rifiutato i privilegi dell’appartamento papale preferendo la residenza di Santa Marta, scelte che hanno caratterizzato un pontificato segnato dalla volontà di riformare la Chiesa partendo da gesti concreti e simbolici.

Maria: modello della Chiesa sinodale e missionaria

La preferenza per Santa Maria Maggiore sottolinea l’ecclesiologia mariana che ha caratterizzato il pontificato di Francesco. Nell’enciclica Evangelii Gaudium del 2013, il Pontefice definiva Maria “Madre della Chiesa evangelizzatrice” e modello di una Chiesa chiamata ad essere madre accogliente prima che giudice severo.

Durante il Sinodo sulla sinodalità, conclusosi nel 2024, Francesco aveva ribadito l’importanza del “principio mariano” nella Chiesa, complementare al “principio petrino”, tema già esplorato dal teologo Hans Urs von Balthasar e ripreso con forza nel suo magistero.

La teologa Marinella Perroni evidenzia: “La scelta di Francesco di riposare in una basilica mariana riflette la sua visione di una Chiesa che, come Maria, deve principalmente accogliere, ascoltare e generare vita, piuttosto che condannare o escludere, incarnando un modello ecclesiale che privilegia la misericordia e l’inclusione.”

L’eredità ecologica: dalla Laudato Si’ alla tomba sostenibile

Il forte impegno di Francesco per l’ecologia integrale, culminato nell’enciclica Laudato Si’ del 2015 e nell’esortazione apostolica Laudate Deum del 2023, trova espressione anche nelle disposizioni per la sua sepoltura. Su esplicita richiesta del Pontefice, la sua tomba è stata progettata con un’illuminazione a basso consumo alimentata in parte da energia rinnovabile, simbolo tangibile dell’eredità ambientale che ha voluto lasciare alla Chiesa.

Questo dettaglio si inserisce nel contesto delle numerose iniziative eco-sostenibili promosse durante il suo pontificato, come l’impianto agrivoltaico nella tenuta pontificia di Santa Maria di Galeria e il tetto fotovoltaico dei Musei Vaticani, che hanno contribuito a rendere il Vaticano il primo stato “carbon neutral” al mondo, testimoniando un impegno concreto per la cura del creato che va oltre le dichiarazioni teoriche.

Un messaggio per il futuro: la Chiesa di Francesco

La scelta di Santa Maria Maggiore comunica un messaggio preciso sul futuro della Chiesa che Francesco ha immaginato: una comunità radicata nella tradizione ma capace di interpretarla in modo creativo, attenta alla devozione popolare ma impegnata nelle sfide contemporanee, legata alla storia di Roma ma con uno sguardo universale e missionario.

Come sottolinea il cardinale Michael Czerny: “La decisione di Francesco di riposare sotto lo sguardo della Salus Populi Romani riassume i temi fondamentali del suo pontificato: la centralità della misericordia, l’opzione preferenziale per i poveri, la Chiesa come ospedale da campo e la valorizzazione della pietà popolare come autentica espressione di fede.”

Nei giorni successivi alla sua scomparsa, migliaia di fedeli di diverse confessioni e religioni hanno reso omaggio alla salma di Francesco, testimoniando l’impatto ecumenico e interreligioso del suo pontificato. La sua tomba a Santa Maria Maggiore diventerà probabilmente un luogo di pellegrinaggio, proprio come lo è stata per lui l’icona della Salus Populi Romani durante la sua vita.

Come scrive il teologo Massimo Faggioli: “Con la scelta di Santa Maria Maggiore, Francesco ha voluto sottolineare che il centro della Chiesa non è il potere o l’istituzione, ma la fede vissuta del popolo di Dio, custodita e alimentata dalla maternità di Maria. Un messaggio che continuerà a parlare alle future generazioni di credenti.”

La tomba di Francesco, nella sua semplicità, rappresenta così l’ultimo capitolo di un pontificato che ha cercato di riportare la Chiesa alle sue radici evangeliche, privilegiando la misericordia sulla rigidità, il dialogo sullo scontro, e la cura del creato sull’indifferenza ecologica – un’eredità spirituale e pastorale che continuerà a ispirare il cammino della comunità ecclesiale.

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